I gauchos
I cosiddetti ‘gauchos’, almeno inizialmente, godevano di una fama ben poco invidiabile: per questo motivo venivano trattati dal resto del popolo argentino con molta diffidenza.
Nel tempo diventarono figure eroiche, acquisendo un fascino immortale nell’immaginario collettivo sudamericano. Per poter comprendere appieno i motivi di una tale sorprendente evoluzione, occorrerà avvicinarsi al mito da essi rappresentato e studiarne le origini.
Sarà dunque necessario iniziare approfondendo la storia dei cosiddetti ‘gauderios’, coloro che erano, in un certo senso, i parenti più stretti di questi ‘loschi’ personaggi.
I ‘gauderios’: i ‘papà’ dei gauchos.
I ‘gauderios’ erano un gruppo etnicamente misto, insediatosi durante il XVII° secolo nella zona chiamata ‘Banda Oriental’. Situata ad est del fiume Uruguay e a nord del Rio della Plata, si trovava a cavallo tra i domini spagnoli e quelli portoghesi. La particolare posizione di quest’area la portò ad essere a lungo ignorata dalle autorità: per questo motivo venne soprannominata ‘terra di nessuno’.
Proprio nella Banda Oriental i gauderios iniziarono a prosperare grazie ai buoni rapporti con la popolazione indigena, allo sfruttamento dell’abbondante bestiame e al contrabbando: un’attività illegale enormemente facilitata dagli scarsi controlli.
I primi gauchos.
Il termine ‘gaucho’ cominciò ad essere utilizzato a partire dal XVIII° secolo per indicare un parte della popolazione creola caratterizzata da un atteggiamento fortemente indipendente e restio ad assoggettarsi alle regole. Erano a tutti gli effetti i discendenti (quantomeno spirituali) dei gauderios e come tali godevano di una pessima reputazione: venivano infatti considerati, nel migliore dei casi, un’accozzaglia di vagabondi, rozzi avventurieri, se non addirittura banditi e delinquenti. A questo punto non stupisce che la prima testimonianza scritta in cui appare il loro nome è un documento ufficiale trasmesso alle autorità di Buenos Aires in cui si fa chiaro riferimento ad una banda di criminali.
I misteriosi padroni della Pampa.
E’ innegabile che un fitto alone di mistero circondò i primi gauchos: per questo motivo ispiravano non poco timore tra la gente. In realtà si trattava, in gran parte, di persone comuni che per sfuggire alla miseria e agli obblighi imposti dalla vita civile, si allontanavano dalla città, preferendo la libertà e le opportunità offerte dalle immense pianure della Pampa. Luoghi selvaggi e desolati, in cui i cittadini ‘dabbene’ era opportuno non si avventurassero. La sopravvivenza in un tale ambiente era garantita solo ai più tenaci: quelli che erano in grado di vivere su una sella, conducendo grandi mandrie di bestiame e sfruttando il commercio della carne e delle pelli.
Il gaucho e il suo cavallo.
Il cavallo rappresentò uno strumento indispensabile per sopravvivere in condizioni tanto difficili e fu, a tutti gli effetti, l’unica ricchezza dei gauchos. La loro maestria nel cavalcare era leggendaria: grazie allo stretto rapporto che instaurarono con quest’animale, ben presto divennero gli incontrastati padroni della Pampa.
Gli eventi storici contribuirono a mitigare la diffidenza nei confronti di questa gente, arrivando a trasformarla in vera e propria ammirazione. Un’evoluzione che prese il via nei primi anni dell’Ottocento, durante la guerra di indipendenza argentina. Tra il 1810 e il 1824 i gauchos combatterono al fianco dei patrioti (‘patriotas’) contro i realisti (‘realistas’), sostenitori delle nazioni colonizzatrici. Privi di un’uniforme ordinaria, si potevano distinguere grazie al ‘poncho’, elemento immancabile nel loro abbigliamento.
Agirono come truppe irregolari, ma non per questo di scarsa importanza: venne infatti fin da subito compresa e sfruttata la loro grande abilità a cavallo: caratteristica che li rese perfetti in missioni di ricognizione e guerriglia. Oltre a ciò, la profonda conoscenza del territorio li avvantaggiò non poco rispetto alle truppe avversarie. Le azioni di combattimento intraprese dalle truppe gaucho del Generale Martin Miguel de Guemes, volte a scacciare l’esercito realista dalla provincia di Salta, presero il nome di ‘guerra gaucha’. Il coraggio dimostrato contro il tirannico oppressore straniero, guadagnarono a questi ex ‘banditi’ una nuova, positiva considerazione da parte del popolo.
I gauchos sono esaltati dalla letteratura.
La gloria dei nuovi eroi venne ulteriormente amplificata dalla letteratura. Nel 1872 lo scrittore José Hernández pubblicò ‘El gaucho Martín Fierro’, poema epico il cui protagonista incarna ideali di libertà, uguaglianza e purezza, in netto contrasto con la tirannia e la corruzione dei colonizzatori europei. L’opera è di fondamentale importanza in quanto rappresenta l’esempio più alto della ‘letteratura gauchesca’, vero e proprio cuore dell’epica argentina.
Lo spirito gaucho: la sintesi dello spirito argentino.
Il popolo argentino finì con il riconoscere negli scritti di Hernández l’essenza del proprio spirito e carattere. Uno spirito ‘gaucho’ che, sebbene non privo di difetti, è comunque benevolo, libero, romantico ed avventuroso. Uno spirito che fa dell’uguaglianza tra le razze e dell’ospitalità i propri vessilli.